Consiglio regionale: si parla di sanità, rifiuti radioattivi e ispettorato del lavoro
Sfruttamento geotermoelettrico, interrogazione su aree non idonee
Le linee guida per l’identificazione delle aree non idonee all’attività geotermoelettrica in Toscana (documento approvato con delibera della Giunta regionale nel maggio 2017) hanno portato la consigliera Monica Pecori a interrogare la Giunta regionale, per sapere quanti e quali Comuni hanno provveduto ad inviare le proposte su tali aree e quindi conoscere l’esito delle valutazioni della Regione.
L’assessore all’ambiente, dopo aver ricordato che la scadenza per l’invio delle proposte comunali è stata prorogata al 30 settembre (dal 24 agosto previsto), su sollecitazione di molte amministrazioni, ha affermato che la commissione tecnica prevista da deliberazione di Giunta è impegnata dal 1° ottobre nella verifica delle proposte, la definizione dei risultati è in corso e seguirà l’avvio dell’iter procedurale. Tale percorso porterà alla modifica del Piano ambientale ed energetico regionale, che formalizzerà le aree non idonee all’attività geotermoelettrica. I comuni che hanno inviate le proposte sono stati in totale 51, suddivisi tra geotermici, limitrofi e altri comuni. La consigliera Pecori, dichiarandosi per il momento soddisfatta, ha annunciato che chiederà ulteriori integrazioni alla fine dei controlli in atto.
Piano sanitario e sociale integrato: approvata la risoluzione
È stata approvata con voto favorevole a maggioranza una proposta di risoluzione, presentata dal gruppo Pd, collegata all’informativa della Giunta relativa al documento preliminare del Piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020.
La risoluzione condivide il contenuto dell’informativa con riferimento agli obiettivi previsti e agli interventi intrapresi, per lo sviluppo e il potenziamento dei servizi sanitari e socio-sanitari. Inoltre, impegna la Giunta ad operare scelte strategiche che permettano massima efficienza nell’impiego delle risorse, anche con riferimento all’assistenza farmaceutica; a valorizzare e implementare le reti cliniche regionali; a ridurre i tempi di attesa; a sostenere l’attività di prevenzione; a rafforzare in maniera omogenea l’accesso ai servizi, con particolare attenzione alle aree fragili; a mantenere alta l’attenzione sulle politiche per la disabilità; a portare avanti la formazione dei professionisti del sistema sanitario; a sostenere attivamente la genitorialità.
Durante il dibattito sull’informativa, il consigliere Paolo Sarti ha affermato che si devono fare i conti con le criticità perché evidentemente qualcosa nella riforma sanitaria non ha funzionato, dato che ci sono lunghe liste di attesa e che ormai gli ospedali toscani rischiano di trasformarsi in enormi pronto soccorso perché non ci sono i servizi territoriali. Monica Pecori ha sottolineato che esistono ancora barriere tra ambiente e salute, e se non si risolve un problema non si risolve l’altro, e che si parla di fare rete quando ci sono ancora dischetti che non si interfacciano tra un ospedale e l’altro e zone, come l’Elba, che rimangono isolate con un po’ di maltempo.
Stefano Scaramelli ha detto che esistono molti elementi positivi e che alcuni possono essere migliorati, nonostante il livello del servizio sanitario in Toscana sia alto. Si deve puntare ad annullare la diseguaglianza, sociale e di territorio, nell’accesso alle cure, mentre la parola prevenzione deve diventare uno dei cardini del piano. Secondo Andrea Quartini i toni autocelebrativi usati nell’informativa non corrispondono alla realtà, che è fatta di ticket fra i più cari d’Italia, di carenza di posti letto, di incapacità di gestione territoriale dell’assistenza, di zone disagiate, di pronto soccorso intasati, di carenza di personale medico e infermieristico.
Serena Spinelli ha ribadito che è necessario parlare di salute, intesa come condizione di benessere psicofisico e sociale e non solo di sanità e di sociale. La persona deve stare al centro e tutti i percorsi di assistenza le devono ruotare intorno. Per Stefano Mugnai la sfida è fare un piano che dia indicazioni effettivamente realizzabili, altrimenti si tratta di un esercizio sterile; di tutto c’è bisogno fuori che di un altro libro di sogni.
Paolo Bambagioni ha detto che in questa fase il Consiglio può dare il meglio di sé nel lavoro sul nuovo piano, che bisogna guardare il sistema dall’esterno per rendersi conto che, nonostante le pecche, funziona bene e che il governo deve fare di più per sostenere le famiglie, che sono una chiave di volta anche per l’organizzazione del sociale.
L’assessore regionale alla Sanità, nella replica, ha ribadito che l’obiettivo è fare un documento che legge la realtà, dice quello che c’è da fare e prova a farlo e che non c’è alcuna celebrazione. Certo ci sono cose da migliorare, certo bisogna investire di più sulla sanità territoriale. Per l’assessore inoltre si deve lavorare sui tempi dell’accesso ai servizi, visto le criticità delle liste di attesa, mentre la scelta di graduare i ticket per fasce di reddito è stata una scelta di equità.
Piano socio-sanitario 2016-2020, informativa in Consiglio regionale
Rete, responsabilità e sostenibilità saranno le parole chiave del piano socio-sanitario 2016-2020 di cui l’assessora regionale alla Sanità ha illustrato in aula linee guida e obiettivi. L’informativa è partita da un quadro conoscitivo economico e sociale della nostra regione nella quale si è evidenziato un tasso di disoccupazione regionale del 9,5 per cento (2016), più basso rispetto a quello nazionale e con segnali di ripresa anche se con uno svantaggio giovanile consistente (tasso di disoccupazione del 24 per cento per la fascia 18-30 anni). Dal quadro emerge che le famiglie che vivono sotto il minimo vitale sono 54mila, sono 82mila quelle in povertà relativa. La Toscana è una delle regioni più anziane d’Italia con quasi un milione di persone over 64, dove la quota di ultra 74enni è pari al 13 per cento della popolazione e dove le nascite diminuiscono. Tra i determinanti di salute l’assessora ha ricordato che la Toscana registra un calo di fumatori, anche se tra i giovani la quota rimane alta. La nostra è la prima regione per consumo medio quotidiano di alcool, la seconda per numero di incidenti stradali (15mila 800 nel 2016) ma si pratica sport con regolarità (anche se il 36 per cento di persone è sedentario). Dal punto di vista del quadro sanitario, l’assessora ha evidenziato miglioramenti sul fronte della qualità e dell’appropriatezza in ospedale, anche in termini di soddisfazione dei pazienti e degli standard per la sicurezza; peggioramenti, invece, riguardo ai dati sulle coperture vaccinali e alla spesa per l’assistenza farmaceutica.
Nel merito del futuro piano socio-sanitario, si prevede lo sviluppo di interventi per rafforzare la continuità assistenziale, per implementare la nuova medicina di iniziativa e dare sostegno ai care giver e alle famiglie nel supporto domiciliare anche con il progetto “pronto badante”, innovare modelli di assistenza e cura attraverso una nuova visione della casa della salute. Tra le priorità, lo sviluppo delle capacità di autogestione delle patologie croniche, il sostegno alle competenze genitoriali, investimenti in prevenzione, nelle politiche vaccinali, nello sviluppo della pratica sportiva e di percorsi integrati di accompagnamento e nell’inserimento socio-lavorativo per le persone vulnerabili.
Sostenibilità, ha spiegato l’assessora regionale, significa massimizzare le risorse per il bene di tutta la comunità in modo che nessuno sia escluso o discriminato; riorganizzare i servizi per dare risposte adeguate ai bisogni in una politica di trasparenza, informazione e comunicazione. Si vuole migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria, predisporre servizi sanitari domiciliari, consolidare la rete per la prevenzione della violenza di genere. Per garantire equità di accesso alle cure su tutto il territorio toscano, si vogliono abbattere le liste d’attesa, sviluppare nuovi strumenti di gestione del rischio clinico e nuovi percorsi di cura, sostenere la cultura della donazione e l’etica dei trapianti.
Infine, l’assessora ha parlato degli strumenti di governance e delle sfide del prossimo quinquennio. Tra questi emerge l’esigenza di concentrarsi sul connettivo elettronico che consenta alle diverse parti di lavorare insieme: procedere con l’evoluzione del fascicolo sanitario elettronico; ridefinire la rete per le prenotazioni specialistiche ambulatoriali; definire strategie per garantire informazioni ai cittadini anche con tecnologie di uso comune. Si confermano, poi, il sostegno all’eccellenza attraverso un modello di governo delle tecnologie e degli investimenti che consenta l’accesso alle migliori tecnologie esistenti e l’importanza della formazione e della ricerca e della sperimentazione clinica.
Scaramelli (Pd): “Prevenzione, sostenibilità, reti pediatriche e oncologiche. Questa è la nostra direzione”
Prevenzione e sostenibilità, puntando molto sulle reti pediatriche e oncologiche. Sono le parole e i concetti chiave su cui punta il Pd in Regione rafforzando il contenuto dell’informativa sulla Sanità che l’assessore Saccardi ha appena illustrato in Consiglio e alla quale è appunto collegata la risoluzione del Partito democratico, sottoscritta dal presidente della commissione sanità Stefano Scaramelli e dal capogruppo Leonardo Marras. “Il nostro compito – ha detto il presidente Scaramelli intervenendo in aula stamani- è quello di essere di stimolo e di essere propositivi. Nell’informativa ci sono elementi positivi, come emerge dalla griglia LEA, che è giusto declinare ed è importante confrontarci sulle cose migliori, ma anche sulle che vanno bene, nodi ancora da risolvere come il tema delle liste di attesa. Per questo è importante che il confronto periodico con la commissione durante la stesura definitiva del Piano sanitario è fondamentale e nella risoluzione ne chiediamo impegno alla Giunta”. Scaramelli ha insistito sulla valorizzazione e l’implementazione delle reti cliniche regionali: “l’obiettivo- spiega- è quello di standardizzare i protocolli terapeutici su tutto il territorio regionale in maniera omogenea, favorendo in tal modo l’integrazione e la condivisione delle conoscenze, prendendo come riferimento le reti pediatriche ed oncologiche con particolare attenzione al tema della diagnosi precoce”.
La risoluzione impegna la Giunta anche a continuare a perseguire la sostenibilità del sistema sanitario regionale operando mediante scelte strategiche che consentano la migliore allocazione delle risorse accompagnata alla massima efficienza nell’impiego delle stesse. Il riferimento è all’assistenza farmaceutica, all’appropriatezza delle prescrizioni e alla qualità delle cure, oltre che dalla eliminazione degli sprechi e da strumenti finalizzati a valutare attentamente le prestazioni rese in termini di benefici. Il Pd, nella risoluzione approvata, insiste quindi sulla “valorizzazione ed implementazione delle reti cliniche regionali; la concreta attuazione alla riduzione dei tempi di attesa, il sostegno all’attività di prevenzione, contemplando il più ampio spettro di interventi tra cui la promozione di corretti stili di vita ed una particolare attenzione alle azioni mirate alla diagnosi precoce.
“Chiediamo un impegno preciso – ha aggiunto Scaramelli- a rafforzare in maniera omogenea l’accesso ai servizi, con particolare attenzione alle cosiddette aree fragili, anche mediante l’implementazione del ruolo delle cure primarie e della presa in carico dei pazienti, in particolare dei pazienti con patologie croniche; a mantenere alta l'attenzione sulle politiche rivolte alla disabilità, prevedendo misure finalizzate a rafforzare l’offerta di prossimità e lo sviluppo di piani di cura, anche sviluppando gli interventi legati al “Dopo di noi” e “Vita indipendente”. Secondo la risoluzione appena approvata dall’assemblea regionale viene chiesto “di portare avanti la formazione dei professionisti del sistema sanitario e l’investimento negli strumenti a servizio degli stessi, con una forte spinta all’informatizzazione ed alle nuove tecnologie, anche con l’obiettivo di sviluppare al massimo il concetto di medicina di precisione specificamente nel campo oncologico;
Attenzione anche a “prevedere politiche tese a sostenere attivamente la genitorialità con azioni mirate a fronteggiare le nuove dinamiche demografiche e sociali in atto, mettendo a punto percorsi finalizzati a contrastare il calo delle nascite, anche mediante la presa in carico dei pazienti e delle coppie con problemi di fertilità”.
Chiusura della discarica di Montignoso a Cava Fornace, interrogazione in aula e incontro in Regione
Nuovo incontro stamani, dopo quello del 6 dicembre scorso, presso gli uffici della Regione Toscana riguardo gli approfondimenti sull'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) della discarica di Cava Fornace, nel comune di Montignoso.
Presenti oltre al sindaco di Montignoso e l'assessore regionale all'ambiente, i Comuni di Forte dei Marmi, di Seravezza, l'ufficio tecnico del Comune di Pietrasanta attualmente commissariato, il Comune di Prato in rappresentanza della compagine sociale di Alia proprietaria dell'impianto, Arpat e il settore rifiuti e bonifiche della Regione Toscana.
Durante l'incontro sono stati anticipati i contenuti di una relazione di imminente pubblicazione a cura dell'ufficio regionale diretto da Andrea Rafanelli, nella quale sono stati approfonditi tutti gli aspetti di criticità al momento esistenti riguardo all'AIA.
Ne emerge un quadro confortante, che verrà illustrato nel suo complesso in un incontro che il sindaco di Montignoso si è impegnato a convocare per i primi giorni di febbraio, insieme a una rappresentanza dei comitati.
Oltre al quadro attuale è stato affrontato anche il tema relativo alla chiusura dell'impianto e al percorso necessario per conseguirla in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Tema su cui l'assessore e i sindaci torneranno a riunirsi successivamente all'incontro dei primi di febbraio.
L’assessore regionale all’ambiente ha risposto in aula a un’interrogazione presentata da Giacomo Giannarelli e Gabriele Bianchi sulle azioni che la Giunta intende assumere riguardo alla discarica di Montignoso. L’assessore ha ricordato gli incontri già avuti – e uno in programma nella giornata di oggi, 17 gennaio – con i sindaci dei comuni coinvolti, anche per dar seguito a quanto disposto nella mozione unitaria approvata dal Consiglio regionale lo scorso dicembre, che impegnava la Giunta verso la chiusura più celere possibile della discarica di cava Fornace, presso i comuni di Montignoso e di Pietrasanta.
L’assessore ha ricordato che è necessario definire un percorso che coniughi celerità con sostenibilità. Ha quindi fornito una serie di specifiche tecniche riguardo alle polizze assicurative fideiussorie presentate a garanzia degli obblighi derivanti a carico dei soggetti autorizzati alla gestione della discarica di Montignoso e Pietrasanta, al centro dell’interrogazione. È stato comunque comunicato che il gestore ha sostituito le garanzie fideiussorie relative alle due province di Lucca e di Massa e che sono in corso le procedure di valutazione con esami atti a comprendere anche se vi siano reati in corso. L’assessore ha espresso la disponibilità ad accogliere l’ultimo punto sollevato nell’interrogazione: predisporre una pagina web sul sito regionale per tutte le discariche esistenti.
Il consigliere Giannarelli si è dichiarato parzialmente soddisfatto; anche se è evidente che si sta lavorando, si tratta comunque ormai di una battaglia storica, con diversi atti che si sono susseguiti nel tempo, da parte del territorio e del Consiglio. Perplessità su un criterio espresso dall’assessorato: non si richiede la chiusura immediata per la mancata sostenibilità sotto profili quanto meno economici, rispetto a ben altri temi, per esempio ambientali, coinvolti nella vicenda. Il consigliere, in attesa di avere per scritto le note tecniche citate dall’assessore, ha richiesto un aggiornamento dello stato dell’arte tra circa 20 giorni, per verificare l’attuazione della mozione votata dall’assemblea poco più di un mese fa.
Aeroporto di Ampugnano, il M5S: "Enac continua ad operare nonostante la sentenza"
È arrivata la risposta della giunta regionale all’interrogazione del Movimento 5 Stelle sull’operatività dell’aeroporto di Ampugnano.
“I cittadini di Sovicille avevano visto giusto, niente visioni e miraggi: nell’aeroporto di Ampugnano decollano e atterrano un bel po’ di aerei nonostante la gara per la gestione sia stata annullata” così Giacomo Giannarelli, consigliere regionale M5S e firmatario dell’interrogazione. “Li autorizza ENAC – aggiunge Giannarelli - per il tramite della sua Direzione Toscana e anche, aspetto non da poco, fuori dalle categorie consentite”.
“Anche sui lavori di manutenzione, come la verniciatura della struttura verificata dai cittadini di Sovicille, tutto vero e secondo ENAC anche regolare” sottolinea il Cinque Stelle “Come scritto nella risposta della giunta PD-Rossi il gestore sta lì e continuerà a “svolgere i servizi previsti” fino a quando sempre ENAC “non emetterà il provvedimento di decadenza o annullamento”. Siccome non ha interesse a produrlo, fino a data da destinarsi”
“Una situazione kafkiana vista la sentenza del Consiglio di Stato e la nota volontà della popolazione di riprendere possesso dell’area. Uno modo per chiudere il lungo capitolo fallimentare dello scalo, testimonianza incontestabile del groviglio armonioso legato a Monte Paschi di Siena nonostante le assoluzioni processuali e la prescrizione cui hanno goduto alcune sue figure” sottolinea Giannarelli.
“Per l’aeroporto di Ampugnano la nostra ricetta è chiara: dobbiamo consentire alla Regione di ottenere l’area. Solo così si potrà destinarla urbanisticamente a scopi sociali e produttivi, offrendo un reale aiuto a quel territorio; e se comunque la pista dovesse rimanere, questa dev’essere per piccoli velivoli e attività da aeroclub compatibili con le altre attività decise dal territorio” conclude il Cinque Stelle.
Rifiuti radioattivi, il M5S: "Indisponibilità della giunta solo a mezzo stampa"
Arrivata la risposta della Giunta regionale all’interrogazione del Movimento 5 Stelle sulla possibilità che il maxi deposito nazionale dei rifiuti radioattivi sia ubicato in Toscana
“I professionisti della politica alla guida della Regione Toscana ci comunicano di aver ‘espresso l’assoluta indisponibilità a ospitare sul territorio toscano il Deposito nazionale’. Una buona notizia? Sì se lo avessero fatto tramite atti formali: lettere ai Ministeri interessati dalla procedura di identificazione, almeno una mail al Presidente del Consiglio negli ultimi tre casi era pure PD. Ma niente di tutto questo. La Regione lo ha detto ‘attraverso la stampa e altri mezzi di comunicazione’ quando sui giornali venne fuori un’ipotesi di ‘mappa delle aree idonee per il deposito che comprendeva alcune zone della Toscana’” così Giacomo Giannarelli, consigliere regionale M5S firmatario dell’interrogazione.
“Sarebbe da ridere se non fosse tutto vero e molto serio – sottolinea il Cinque Stelle - l’Italia è sotto procedura di infrazione della Commissione Europea, perché da due anni tarda ad indicare dove saranno stoccati i rifiuti radioattivi nazionali: 75mila metri cubi a bassa intensità e 15 mila ad alta attività. La mappa con le aree idonee al maxi deposito, la CNAPI, è da settembre sul tavolo dei Ministeri, che continuano a tenerla segreta, preferendo far pagare a tutti gli italiani le sanzioni UE piuttosto che inimicarsi prima delle elezioni le comunità che vivono in quelle zone”.
“Ma al di là della procedura classica dove le Regioni appena vedono la mappa hanno 60 giorni per fare osservazioni, ci saremmo aspettati almeno una letterina al Governo con scritto “in Toscana niente deposito”. Ci sembra il minimo per chi ha seriamente a cuore l’idea di togliere alla Toscana anche questo problema” denuncia Giannarelli.
“Ricordo che nella nostra Toscana è ancora attiva la ferita del CISAM di Pisa, dove la radioattività non è ancora un brutto ricordo - conclude il consigliere regionale M5S – speriamo che la Giunta inizi a mandare PEC al Governo senza aspettare che leggano la rassegna stampa o la popolazione continuerà ad essere esposta a questi rischi”.
Istituti di garanzia: la Difesa civica regionale a Sandro Vannini
Il nuovo Difensore civico regionale è Sandro Vannini, che ha ottenuto in aula 28 voti. Come da regolamento, nelle prime tre votazioni è richiesta la maggioranza dei due terzi dei consiglieri assegnati. Vannini è stato eletto alla prima votazione: su 36 votanti – cinque consiglieri erano infatti assenti – si sono registrati 28 voti per Vannini, 7 schede bianche e 1 nulla.
Prima delle operazioni di voto, il presidente della commissione Affari istituzionali e bilancio, aveva ricordato l’iter che aveva portato a tale designazione. La commissione aveva in un primo momento preso atto della candidatura di Bianca Maria Giocoli, e successivamente di quelle di Barbara Felleca e Sandro Vannini. Il presidente ha inoltre ricordato che era urgente procedere alla nomina del Difensore Civico quale organo di tutela e di garanzia, essendo ormai scaduti sia il mandato che la proroga di Lucia Franchini. Sandro Vannini, senese, di formazione economica, è stato presidente del Corecom per cinque anni, dal 2012 al 2017.
I consiglieri regionali M5S si sono astenuti, di seguito il commento del capogruppo Gabriele Bianchi.
“Siamo all’ennesima nomina politica, senza concorso, dove incarico e curriculum sono mondi lontani” dichiara Bianchi che aggiunge “forse un modo per regolare la questione politica senese?”.
“Vannini, già consigliere comunale PD a Siena e da sempre indicato come fedelissimo dell’ex presidente del consiglio regionale Alberto Monaci, veniva da un’altra nomina regionale: la Presidenza di Corecom, ricoperta dal 2012 al 2017. Giusto il tempo per finire l’incarico da 32 mila euro l’anno ecco che arriva lo scatto di carriera: come Difensore Civico ne prenderà 65mila lordi” precisa il Cinque Stelle.
“Almeno la figura del Difensore civico regionale, cioè chi è chiamato a difendere i diritti e gli interessi dei cittadini nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, poteva restare fuori dal poltronificio dei partiti. Serviva una personalità di assoluto rilievo e indipendenza. Ma ormai persino chi li aveva da curriculum non ha partecipato alla selezione pubblica, perché cosciente che con questi partiti, da sinistra a destra, è tempo perso. Solo il Movimento 5 Stelle difende la selezione pubblica per criteri oggettivi quale unico metodo capace di dare incarichi pubblici a chi li merita e sa ricoprire. Non a caso la nostra proposta di legge a riguardo è stata bocciata proprio ieri” sottolinea Bianchi.
“Ci rivolgeremo comunque a Vannini per ogni questione che riterremo lo debba coinvolgere in quanto Difensore Civico regionale. E ne abbiamo da tempo molte, già nel cassetto” conclude il vicepresidente della Commissione Affari Istituzionali.
Ispettorato del lavoro: mozione a favore dei dipendenti
La Giunta regionale è impegnata ad attivarsi con il governo nazionale, anche in sede di conferenza Stato-Regioni, perché gli organi competenti trasferiscano risorse adeguate per migliorare e valorizzare le condizioni dei dipendenti dell’Ispettorato del lavoro. Lo prevede una mozione approvata e illustrata all’aula da Irene Galletti.
“Lo scorso novembre ero insieme agli Ispettori del Lavoro di Pisa durante la loro manifestazione e ho fatto quanto promesso: portare in Consiglio regionale tutti i punti della loro rivendicazione che come Movimento 5 Stelle ritenevamo sacrosanti. L’approvazione di oggi significa un segnale chiaro: la Giunta andrà in Conferenza Stato-Regioni e si attiverà col Governo per migliorare le condizioni di lavoratori e lavoratrici che operano nell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, esigendo per questi anche le risorse opportune, incluso l’aumento di personale” così Irene Galletti, consigliera regionale M5S e prima firmataria dell’atto approvato.
“L’Ispettorato Nazionale del Lavoro è ad oggi una scatola vuota e senza senso: il maxi accorpamento deciso dal Governo è rimasto sulla carta. Scarse risorse, poco personale, manca persino l’opportuna copertura assicurativa per i rischi connessi alle attività ispettive avviate. Lavoratrici e lavoratori cioè rischiano in prima persona danni diretti senza la giusta tutela a riguardo” precisa la Cinque Stelle “senza dimenticare l’assenza ad oggi di un congruo contratto collettivo e il riconoscimento della professionalità a parità di funzioni con i colleghi di INPS e INAIL. Basti pensare che ancora oggi un ispettore del lavoro toscano prende 0,86 euro l’ora di indennità di missione in qualsiasi caso: dalla verifica sotto la neve in un cantiere d’alta montagna all’azienda a pochi passi dal proprio ufficio”.
“In una giornata come oggi, dove l’Italia piange le vittime di Milano, la Toscana ha dato il giusto segnale stimolata dal Movimento 5 Stelle” conclude Galletti.
Evidenziate nella narrativa del testo anche le modifiche intervenute fin dal decreto legislativo del 2015, che ha istituito l’Agenzia unica. L’ispettorato ha attualmente personalità giuridica di diritto pubblico, è dotato di autonomia organizzativa e contabile, è sottoposto a vigilanza ministeriale e al controllo della Corte dei Conti.
La mozione richiama tra l’altro le importanti funzioni svolte, con riferimento agli sforzi attuati in Toscana, per la salute dei lavoratori in tutte le aziende, ma in particolare nelle aziende del pronto moda e delle confezioni di tutta l’area vasta della Toscana centrale, non solo nelle imprese a conduzione cinese, attraverso un processo di emersione progressiva e regolarizzazione. Si sono espressi a favore dell’urgenza e della necessità di intervenire Monica Pecori, Massimo Baldi, Tommaso Fattori.
Università straniere: mozione per sostegno a istituzioni accademiche in Toscana
La Giunta regionale è impegnata ad attivarsi presso il Governo perché siano introdotte forme di semplificazione delle procedure di soggiorno degli studenti stranieri in Italia, a partire dalla possibilità di portare a 150 giorni, rispetto ai 90 attuali, il termine del permesso di soggiorno per motivi di studio. È quanto prevede una mozione approvata dall’aula e illustrata da Elisabetta Meucci. Si è astenuta la Lega.
Il Governo nazionale è chiamato entro maggio a recepire le direttive Ue del 2016, che ha come finalità principale quella di semplificare e incentivare l’ingresso e il soggiorno nell’Unione europea di studenti, ricercatori, tirocinanti provenienti da paesi extra Ue. L’attuazione di questa direttiva potrebbe essere l’occasione utile a introdurre un’apposita norma per prolungare i termini del permesso di soggiorno per motivi di studio rinosciuto a questi studenti che, come ricordato da Meucci, rappresentano un’importante risorsa culturale ed economica per Firenze e la Toscana. Il termine di 90 giorni è inadeguato anche alla luce di molti dei programmi di studio in Italia che coincidono con il ‘Semester Abroad’ (semestre di studio all’estero). Il risultato, come puntualizzato dalla consigliera, è che gli studenti affollano gli uffici delle questure, mentre spesso il rinnovo giunge quando ormai sono tornati in patria.
Rilasciare permessi di soggiorno per motivi di studio superiori ai 90 giorni, recita la mozione, rappresenta l’aspetto al momento più urgente per le Università nordamericane, al fine di attrarre studenti e consentire un soggiorno privo di vincoli burocratici, attualmente obbligatori, per un tempestivo rilascio del permesso di soggiorno.
Si è dichiarato a favore anche il cosigliere Tommaso Fattori.
“Secondo una recente analisi condotta da IRPET – spiega Titta Meucci, consigliera regionale Pd e prima firmataria della mozione - la presenza di programmi studio nordamericani in Italia è fortemente polarizzata su Roma e Firenze, in quanto città che per tradizione, storia e presenza di opere d’arte e monumenti costituiscono il simbolo del patrimonio artistico-culturale italiano, tanto da accogliere assieme circa l’80% del numero totale degli iscritti. Queste istituzioni, oltre ad attrarre giovani studenti internazionali, costituiscono anche un notevole indotto per una serie di professionalità che vengono coinvolte nella docenza e più in generale nei servizi che ruotano attorno a queste università”.
“Dunque parliamo di un settore che ha una ricaduta importantissima per il nostro territorio ma in cui rischiamo di farci sorpassare da altri paesi, per colpa di una eccessiva burocratizzazione. La situazione attuale – prosegue Meucci - prevede un permesso di 90 giorni legato allo studio per gli studenti stranieri, abbiamo visto però che la maggior parte dei programmi di studio per stranieri coincidono con il cosiddetto “Semester Abroad” (ovvero semestre all’estero) e hanno una media di 120 giorni circa. Il risultato, non coincidendo l’arco temporale, è che lo studente si vede costretto a presentare una apposita domanda di permesso di soggiorno che non solo comporta un notevole aggravio burocratico per la questura competente, ma rischia di vedere approvato l’atto quando ormai ha già completato il periodo di studio ed è già ritornato a casa”.
“A venirci incontro è una direttiva europea, ancora non recepita, che prevede proprio la possibilità di una semplificazione in tal senso, portando a 150 i giorni entro i quali lo studente non sarebbe più obbligato a chiedere il permesso di soggiorno. Non essendo questa materia di competenza regionale – conclude Meucci – abbiamo chiesto con l’approvazione di questa mozione che si attivi presso il Governo affinché si possano inserire nel decreto legislativo di recepimento della Direttiva (UE) 2016/801 queste misure incentivanti. Già nel Programma Regionale di Sviluppo (PRS) 2016 -2020, si riconosce l’importanza, della valorizzazione dell'internazionalizzazione dell'offerta culturale toscana, anche attraverso la collaborazione con le università straniere. Non dobbiamo perdere terreno in questo importante settore, soprattutto se pensiamo che altri paesi UE come la Spagna hanno già prontamente adeguato la loro normativa alle necessità di studio di queste istituzioni accademiche”.
Sviluppo Toscana: mozione unanime impegna Giunta a misure per potenziamento
Passa con voto unanime una mozione su Sviluppo Toscana Spa presentata dai consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti. L’atto di indirizzo approvato impegna la Giunta regionale a rendere noto al Consiglio quale sia lo stato attuale delle liquidazioni effettuate da Sviluppo Toscana sui diversi bandi attivi; a intraprendere tutte le misure necessarie affinché Sviluppo Toscana sia messa in grado di rispettare le prossime scadenze imposte dal POR – FESR 2014/2020, sia nei confronti delle aziende beneficiarie, sia nei confronti dell’Unione europea; a incrementare la dotazione organica di Sviluppo Toscana o, in alternativa, a presentare al più presto un piano di riorganizzazione per la definizione di un soggetto che svolga efficacemente le funzioni di gestione e controllo dei fondi per la concessione di finanziamenti, incentivi, agevolazioni, contributi e ogni altro tipo di beneficio regionale, nazionale e comunitario alle imprese toscane. Questo al fine di valorizzare al meglio le risorse umane e professionali attualmente a disposizione.
Il consigliere Fattori ha ricordato in aula una precedente mozione approvata in Consiglio, nel maggio scorso, in attesa di attuazione. La mozione approvata oggi è motivata, secondo il consigliere, da una situazione di vera e propria emergenza, che rischia di danneggiare ulteriormente le piccole e medie imprese e di colpire al cuore la Regione stessa, con un sistema di gestione, controllo e pagamento dei fondi europei di sviluppo regionale vicino al collasso. Il rischio di disimpegno dei fondi deve essere evitato in ogni modo.
Nel testo della mozione si parte dalla premessa che le funzioni sono passate, nel 2014, a Sviluppo Toscana Spa da Artea, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, senza che Sviluppo Toscana fosse in condizione di svolgere adeguatamente il ruolo. Nel mese di febbraio 2017 è scaduto il termine per la rendicontazione del primo stato di avanzamento dei progetti di ricerca e sviluppo del bando 2014 relativi al POR FESR 2014-2020, ma allo stato attuale non si è ancora proceduto alla liquidazione dei contributi alle aziende partecipanti.
Progetto lavoro sicuro: interrogazione su aziende cinesi
L’assessora regionale al diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria ha risposto in aula a una interrogazione di Giovanni Donzelli in merito “all’evidente, e persistente, situazione di pericolo ed illegalità nelle aziende cinesi dislocate tra Firenze e Prato ed al ‘Progetto Lavoro Sicuro’ avviato dalla Regione Toscana nel 2013”. Il piano ‘lavoro sicuro’, ha spiegato l’assessora, si è articolato in due fasi, la prima tra il settembre 2014 e il marzo 2017, nella quale sono state verificate 8mila 257 imprese, più delle 7mila 700 inizialmente censite tramite le camere di commercio. In questa prima fase, sono stati oggetto di intervento 1729 macchinari irregolari, 1564 impianti elettrici fuori norma, 1039 dormitori abusivi, 299 cucine abusive, 125 situazioni con bombole a gas in sovrannumero, 1858 situazioni di gravi carenze igieniche. Il trend, nei due anni e mezzo di questa prima fase di attuazione del piano, prosegue l’assessorato, è andato progressivamente migliorando, la regolarità dei parametri nei casi presi in esame è passata dall’iniziale 15,9 per cento al 55,7 per cento del marzo 2017. La gran parte delle imprese oggetto di prescrizioni ha ottemperato nei termini assegnati – l’84,2 per cento – e pagato le sanzioni, ha proseguito l’assessora. Sono stati infatti incassati 11,7milioni di euro. Con quella cifra, ha spiegato l’assessore, è stata più che ripagata la spesa per i tecnici di prevenzione assunti per il progetto, pari a circa 9milioni di euro. Nella prima fase sono state emanate 4mila 230 prescrizioni per un totale di 8mila 687 carenze.
La seconda fase del piano ‘lavoro sicuro’, che ha visto un ampliamento dello spettro ispettivo, è stata avviata nel maggio 2017, con l’ispezione di mille e 685 imprese: diminuiti della metà i dormitori abusivi; impianti elettrici non a norma diminuiti di oltre due terzi; notizie di reato diminuite del 60 per cento. I problemi, pur significativamente ridotti, rimangono certamente molto seri, ha concluso l’assessora, assicurando l’intenzione della Regione di non abbassare la guardia.
Il consigliere Donzelli, nella replica, ha manifestato non solo l’insoddisfazione per la risposta fornita dalla Giunta, ma ha rilevato come alcune domande della sua interrogazione siano rimaste senza risposta: si chiedeva, rispetto alla cifra incassata, a quanto ammontasse la somma complessiva determinata dalle multe comminate. Se abbiamo incassato 11,7milioni, ma ne avremmo dovuti incassare il doppio, ha argomentato Donzelli, vorrebbe dire che facciamo multe che non riusciamo a incassare. Di qui la rinnovata richiesta di fornire il dato complessivo, anche perché, ha spiegato, di quel dato non c’è traccia neppure sul sito della Regione. C’è poi il problema dei controlli, che di fatto sono apparente e formale, non sono una verifica sostanziale. Se si fa una comparazione con le prescrizioni imposte alle aziende italiane, ha affermato Donzelli, c’è da rabbrividire: il fallimento del progetto è palese. Negli stessi capannoni è possibile verificare come la situazione non sia minimamente migliorata, continua ad esserci schiavismo nei confronti dei bambini, degli operai. Uno sfruttamento del lavoro che è indecente, insostenibile che è anche concorrenza sleale nei confronti delle aziende italiane. Una delocalizzazione a chilometro zero, ha concluso il consigliere.
Lavoro: reinserimento infortunati, sì al protocollo con Anmil
Sul tavolo la formazione e il lavoro, declinato sulla sicurezza e soprattutto sul collocamento lavorativo dei soggetti svantaggiati, con particolare riferimento al reinserimento dei lavoratori infortunati, come recita l’interrogazione della consigliera Lucia De Robertis. Con l’interrogazione, si chiede alla Giunta se intenda sottoscrivere un protocollo di intesa con l’Associazione nazionale fra lavoratori e invalidi del lavoro (Anmil). Un protocollo che faccia proprie le proposte definite da Anmil in materia di ricollocazione degli infortunati, di attività di prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro e di malattie professionali fra i lavoratori e le scuole, magari sottoforma di servizi di orientamento, di testimonianze dirette di incidentati, di iniziative formative rivolte agli studenti delle scuole superiori.
L’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro ha dato piena disponibilità, cogliendo con favore l’invito della consigliera alla formulazione del protocollo con Anmil, prevedendo anche la partecipazione dell’Ufficio scolastico regionale.
Pienamente soddisfatta si è dichiarata la consigliera De Robertis, che ha sottolineato l’importanza di ripartire dalla dignità di quelle persone che, dopo aver subito un incidente, possano avere una agevolazione per il reinserimento lavorativo
Erogazione Fondi Europei, Regione dovrà intervenire su ‘Sviluppo Toscana Spa’ e riorganizzare il sistema. Approvata la mozione di Sì Toscana a Sinistra
La Regione Toscana dovrà riorganizzare il meccanismo di gestione, controllo ed erogazione dei fondi europei di sviluppo regionale (Fesr), aumentando il personale di Sviluppo Toscana Spa, a oggi incaricata del compito, oppure presentando quanto prima un piano di riorganizzazione che definisca un nuovo soggetto che svolga queste funzioni con efficacia. Nell’immediato la giunta regionale dovrà intraprendere tutte le misure necessarie affinché Sviluppo Toscana sia messa in grado di rispettare le prossime scadenze imposte dal POR-FESR 2014/2020, per evitare di perdere fondi europei, e dovrà fornire al Consiglio regionale il quadro dello stato attuale delle liquidazioni effettuate da Sviluppo Toscana sui diversi bandi attivi, insomma, chiarire quanti sono i soldi a oggi effettivamente liquidati alle imprese che ne hanno diritto.
“Significativo che il nostro atto sia stato approvato all’unanimità, nella speranza che non sia già troppo tardi e che l’indirizzo dell’assemblea legislativa sia immediatamente attuato dal governo regionale”, commenta Tommaso Fattori, capogruppo di Sì Toscana a Sinistra e presidente della Commissione per le politiche europee e gli affari internazionali del Consiglio regionale, dopo aver acceso i riflettori sulla questione da oltre un anno.
“Abbiamo ricevuto molti segnali che lasciano intendere che il sistema sia vicinissimo al collasso. Piccole e medie imprese registrano ritardi di quasi un anno nelle liquidazioni. In passato il meccanismo regionale di gestione funzionava decisamente meglio, ma inspiegabilmente lo si è voluto smontare gettando alle ortiche il lavoro e l’esperienza accumulata in precedenza, per ricominciare tutto da zero. Le funzioni sono infatti passate, nel 2014, dall’Agenzia regionale Artea a Sviluppo Toscana Spa, società a totale controllo regionale, senza aver però messo Sviluppo Toscana in condizione di lavorare con efficienza”.
“Le anomalie e i vizi strutturali sono numerosi, si va dall’assoluta insufficienza numerica del personale di Sviluppo Toscana rispetto ai nuovi compiti attribuiti, fino all’utilizzo abnorme di personale precario e all’esternalizzazione dei servizi in un settore in cui sarebbe invece fondamentale investire a lungo termine su professionalità ben preparate a svolgere compiti complessi e specifici, per non dire del ricorso a un software, il SIUF, del tutto inadeguato allo scopo, ma pagato una fortuna”.
“Così, se in passato la nostra Regione era fra le più virtuose nella ricerca e nell’utilizzo dei fondi europei destinati al sostegno delle imprese, avendo impiegato, fino al 2014, tutte le risorse a disposizione, ecco che adesso il quadro è allarmante. E’ una vera emergenza che rischia di danneggiare ulteriormente le PMI e di colpire al cuore la Regione stessa, che, se non sarà capace di certificare alla Commissione Europea un obiettivo di spesa sufficiente nei tempi previsti, vedrà decurtare da Bruxelles le risorse a disposizione per la Toscana. Il rischio di disimpegno dei fondi deve essere evitato in ogni modo” termina Fattori.