Un corto di fantascienza nelle cattedrali nel deserto: Us, l'opera di Cristiano Gazzarrini
Dopo le selezioni ufficiali nei festival internazionali, aver ottenuto una menzione speciale al Milano Film Festival 2016 e partecipato al prestigioso Trieste Science Fiction Festival, il cortometraggio US verrà reso pubblico su internet il 15 gennaio 2018.
Us è un cortometraggio di fantascienza ambientato in un mondo post apocalittico dove un umano (Rosario Campisi) è sulle tracce di una creatura misteriosa (David Murray) ma più l'uomo si avvicina alla creatura più i ruoli di preda-cacciatore si confondono.
L'intento è stato quello di raccontare una storia con dinamiche ancestrali e universali in cui tutti gli elementi rimanessero su vari livelli interpretativi in modo che lo spettatore venisse stimolato ad introdurre, e sovrapporre, il proprio vissuto per comprendere a fondo la visione. Il processo di immersione/immedesimazione necessita di tempo, per questo la storia è strutturata su una prima parte di attesa che viene definita come “inizio della trance”. In corto è composto da tre macro-scene che fanno parte del lungometraggio in fase di sviluppo in cui la storia riprenderà dove è stata interrotta e svilupperà il rapporto e le origini dei due protagonisti.
US è un cortometraggio simbolico e immersivo rivolto ad un pubblico internazionale, non ci sono dialoghi ma solamente azione. Girato totalmente in Italia, US punta ad un pubblico internazionale. E' uno di quei casi in cui una produzione italiana riesce a competere con le grandi produzioni d'oltre oceano valorizzando le risorse territoriali. Un lavoro di equipe reso possibile anche dall'appoggio di amministrazioni ed enti locali come il Comune di Terni e il Museo e Rifugi SMI di Campo Tizzoro in provincia di Pistoia .
La ricerca delle location è durata 2 anni e si è basata interamente sulla tematica di archeologia industriale. Sono luoghi che fanno parte del patrimonio architettonico e culturale del nostro paese. I tre ambienti, legati al tema del lavoro (e consequenzialmente dello scorrere del tempo), testimoni di una civiltà remota, visivamente lontana anni luce dal mondo di oggi, ci spingono a riflettere sul cambiamento del rapporto tra ambiente e uomo e di come esso determini il suo percorso esistenziale. Non si tratta solamente di location dentro alle quali si svolge l'azione, i luoghi sono essi stessi l'azione e la determinano creando dinamiche e significati. La grotta è una ex cava di marmo: la sommità di una montagna scavata dall'uomo.
Al suo interno una dinamica infinita di ambienti che vanno dall'androne iniziale, delle dimen sioni di una cattedrale, a degli ambienti molto angusti in cui le riprese si sono dimostrate subito difficoltose a causa delle esalazioni del fuoco della torcia che hanno velocemente saturato l'aria respirabile. La temperatura interna era di circa 10°C mentre all'esterno erano presenti 30°C. La difficoltà maggiore, oltre all'assenza totale di luce che rendeva difficoltoso anche il semplice camminare (non esiste illuminazione artificiale e ogni componente della troupe era munito di luce propria), è stata l'accesso alla cava che si trova sulla somma di una montagna raggiungibile solo con 30 minuti di cammino (trasportando tutta l'attrezzatura in spalla). L'infermeria e i Rifugi antiaerei fanno parte di un contesto museale derivato da una ex fabbrica S.M.I di munizioni che si trova in Toscana a Campo Tizzoro, la più grande in Europa, attiva dal 1911 al 2006.
La fabbrica era così vasta che era stato creato un paese che potesse ospitare le famiglie degli operai con asili, scuole e strutture ricreative come cinema e campi da calcio. Essendo un obbiettivo sensibile durante la seconda guerra mondiale, erano stati costruiti tre chilometri di corridoi a 20 metri di profondità in cui far rifugiare tutta la popolazione (circa 6000 persone) per diversi giorni. Parte dei bunker sotterranei sono stati ristrutturati e sono adesso aperti al pubblico sotto la direzione dell'I.R.S.A. e dell'architetto Gianluca Iori, progettista e finanziatore del museo. Lo sforzo fisico maggiore è stato quello di trasportare tutto il materiale (tecnico e scenografico) in spalla attraverso una scala a chiocciola larga 1,5 metri il cui percorso dura 5 minuti. Abbiamo girato per due giorni a 12°C mentre all'esterno la temperatura si aggirava sui 28°C. La parte finale del film si svolge all'interno di una grande area industriale dismessa del centro Italia: gli ex-stabilimenti elettrochimici di Papigno, una ex centrale idroelettrica e uno fra i più grandi edifici industriali in disuso d'Europa.
Molto spesso, dalla scrittura delle scene alla riprese, gli ambienti vengono ridimensionati e adattati a quello che si riesce a trovare durante il location scouting. In questo caso è stato incredibile vedere materializzato davanti agli occhi qualcosa che era stato scritto senza conoscerne l'esistenza. Gli ambienti erano più che perfetti e in gran parte di essi non è stata effettuata nessuna illuminazione o intervento scenografico.
Fondamentale è stato l'appoggio dell'amministrazione comunale di Terni che, comprese le intenzioni del progetto, si è dimostrata disponibile a collaborare. Attraverso un delicato processo di studio di polizze assicurative siamo riusciti ad ottenere le autorizzazioni necessarie per accedere in quei luoghi, alcuni dei quali sono stati ripresi per la prima volta da una troupe cinematografica. Tre special make up artist hanno creato il look della creatura che ha richiesto per ogni cambio di scena sei ore di lavoro. Un costume dinamico creato in modo estemporaneo e mutato di volta in volta sulla pelle dell'attore. Una creazione artigianale unica ideata e realizzata da Caterina Pelosi, Caterina Cacchiani e Sara Grandioli.
L'idea di partenza è stata quella di un personaggio che fosse contaminato dalla fatiscenza del contesto in cui vive. Assieme alle make up artist Caterina Pelosi, Caterina Cacchiani e Sara Grandioli ci siamo orientati su un aspetto “deteriorato” in cui il contesto si fondesse con la creatura e con cui essa si potesse mimetizzare. Una sorta di muta di pelle che si genera e cambia forma e texture nel tempo. Sono stati eseguiti quattro test preliminari su singole parti del corpo (volto e arti) per definire lo stile e, successivamente, una sessione di prova su metà corpo di David per capire il risultato estetico su un' area più ampia e prevedere i tempi di realizzazione per la copertura totale del corpo. Il giorno delle riprese il trucco è iniziato alle 05:00 di mattina e le riprese si sono svolte dalle 12:00 alle 16:00. Sul corpo di David erano presenti solo 5 protesi pre-assemblate tutto il resto è stato modellato in diretta e in contemporanea attraverso lattice, colori, pigmenti e carta.
Considerate le difficili condizioni di ripresa, il film è stato girato senza alcuna presa diretta. Tutta la sonorizzazione è stata creata sul montato finale. Il sound designer Davide Favargiotti ha collaborato con L'Anzelotti studio's di Roma, uno studio dall'esperienza decennale che ha lavorato, tra i tanti, per registi quali Sergio Leone e Dario Argento. Il risultato ottenuto è un perfetto connubio tra realismo e iper-realismo che riesce a donare un'ulteriore dimensione narrativa al protagonista.
La musica ha il fondamentale compito di innescare il processo immersivo. Con essa lo spettatore si distacca lentamente dalla realtà. Fin dall'inizio l'esigenza è stata di utilizzare dei suoni basici primordiali per questo la ricerca si è orientata verso qualcosa che ruotasse attorno alla voce umana. Alcuni estratti dei brani di Jim Cole and Spectral Voices (USA) venivano già utilizzati da Aerosfere nelle sessioni quadrifoniche, è stato per noi naturale “adottarli”come colonna sonora. Inoltre il brano Incantation veniva riprodotto dal vivo durante le riprese con gli attori. L'utilizzo del canto polifonico di Jim Cole, molto vicino al canto tibetano – in cui e le particolari frequenze che vengono prodotte inducono uno stato meditativo – ci rimanda a un’eco di esperienze ancestrali nella memoria dell'essere umano.
I brani inseriti nel corto sono stati registrati dal vivo all'interno di un silos vuoto alto 36 metri dove le sole voci venivano riverberate dalla geometria della struttura. Per la colonna sonora originale da affiancare ai brani sopracitati, volevamo cercare di trasporre l'esperienza quadrifonica, per cui, attraverso il sistema ideato da Aerosfere, è stata incisa una colonna sonora dal vivo in quadrifonia osservando la proiezione del montato del cortometraggio. Chitarre e tastiere sono state utilizzate per riprodurre suoni-frequenza, anziché note o melodie distinguibili, in modo da associarsi in modo coerente ai brani di Jim Cole and The Spectral Voices. Per trasportare l'esperienza live della sessione quadrifonica (che si basa su 4 riproduttori) è stato studiato un metodo di riadattamento per lo standard della sala cinematografica 5.1 che si avvicinasse maggiormente all'esperienza originale.