"Addio Staccioli, tra i più grandi protagonisti dell'arte ambientale"
«Sperimentale, innovatore, instancabile. Staccioli è sicuramente uno dei più grandi protagonisti dell’arte ambientale a livello internazionale – mi riferisco alle esperienze di Londra, Kassel, Biennale di Venezia, Israele, Corea, solo per nominarle alcune e proprio per questo come Amministrazione comunale chiederemo alla Regione Toscana il riconoscimento ufficiale come Parco di arte contemporanea alle opere di Mauro Staccioli disseminate nel volterrano». Lo ha detto Eleonora Raspi assessore alla cultura del Comune di Volterra durante il suo elogio funebre in Sala del Maggior Consiglio.
«Per citare solo due dei molti episodi che hanno contribuito ad inserirlo nelle pagine della storia dell’arte contemporanea – ha proseguito Raspi - ricorderei il Muro realizzato per la Biennale del 1978, e qualche anno prima nel 1972 la mostra qui a Volterra, Sculture in città, una serie di sculture-intervento nello spazio urbano e naturale che segnarono quello che fu considerata una svolta nel panorama artistico della città, anticipando la manifestazione Volterra 73. All’epoca si sentiva un’esigenza nuova, ovvero che il significato dell’opera trovasse il suo compimento in uno stretto legame tra l’artista, l’opera, il fruitore e l’ambiente, a sua volta luogo in cui l’installazione raggiunge il suo valore.
Lo spazio come dichiarazione di fede, come essenza del lavoro dell’artista: una percezione dello spazio, quella di Staccioli, da intendere come luogo prettamente fisico, sociale e politico, tattile per certi versi. Segni, forme primarie, simboli energetici, ancestrali e contemporaneamente così essenziali. La potenza della linearità del suo tratto scultoreo, un tratto che indica la prospettiva da seguire e proietta lo sguardo dello spettatore nello spazio. Una geometria della natura – conclude Raspi - composta da cerchi, triangoli, archi, codici di una cultura antica legata al paesaggio. La volontà dell’artista – come lui stesso affermò in occasione di 38º Parallelo nel 2010 in Sicilia – di “offrire uno spazio dove è possibile cercare se stessi e la ragione della nostra esistenza”. Questo è il dono più grande che un artista può fare ad una spettatrice, questo quello che non scomparirà mai.