La Comunità di Sant'Egidio ricorda la Shoah: installate due nuove 'pietre d'inciampo'. Un incontro con le scuole e una marcia per la memoria

Le pietre di iscrizione

Le pietre di iscrizione

In occasione della Giornata della Memoria e del ricordo particolare degli ebrei livornesi, sono state  poste oggi a Livorno due “stolpersteine”, le famose pietre rivestite di ottone che ricordano i deportati nei campi di concentramento nazisti.  Le due pietre sono dedicate a Dina Bona Attal e Dino Bueno, madre e figlio, entrambi uccisi ad Auschwitz. Sono state impiantate presso  l'antica abitazione dei Bueno in via della Coroncina, da Gunther Denmig, l' artista tedesco che le ha ideate  per ridare un nome e una storia ai tanti sommersi dell'orrore totalitario.

Le prime “Stolpersteine” sono state installate a Colonia nel 1995; da allora ne sono state distribuite oltre 37.000, in diverse città tedesche ed europee.

Grazie alla posa delle pietre di inciampo, Livorno entra a far parte di questo grande circuito internazionale della memoria.

LE “STOLPERSTEINE”: Breve storia di un'idea

L’idea di Gunther Demnig risale al 1993 quando l’artista fu invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti. All’obiezione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom, l’artista decide di dedicare tutto il suo lavoro successivo alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste. Escogita un' idea: un semplice sampietrino, come i tanti che pavimentano le strade delle  città europee, ma che reca incisi sulla superficie superiore, di ottone lucente, pochi dati identificativi: nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione, data di morte in un campo di sterminio nazista. E’ collocato sul marciapiede prospiciente l’abitazione dei deportati, per ricordare che da lì furono prelevati, strappati agli affetti, per essere uccisi e seppelliti in fosse comuni. L’inciampo non è fisico ma visivo e mentale: costringe chi passa a interrogarsi e  a ricordare quanto accaduto in quella casa o in quel quartiere, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità.

LE PIETRE DI INCIAMPO A  LIVORNO

Le stolpersteine sono parte del tessuto urbano di Livorno dal 2013, quando la Comunità di Sant'Egidio promosse per la prima volta una manifestazione cittadina in ricordo della deportazione dei livornesi ebrei e contattò Denmig. L'intenzione era quello di restituire alla città la memoria, la storia e la presenza di concittadini altrimenti “sommersi” - secondo la famosa definizione di Primo Levi - e di considerare, a partire da questa memoria, la necessità di convivere pacificamente in un presente ancora pieno di violenza e intolleranza.

Le pietre possono ricordare persone scomparse così come persone sopravvissute alla Shoah; sono poste in corrispondenza delle case abitate prima della deportazione o almeno presso l'ultima residenza nota. In alcuni casi tali abitazioni non esistono più, perché abbattute dai bombardamenti del '43 o demolite nell'immediato dopoguerra. Le pietre vengono allora poste nel luogo più vicino a quello precedente la guerra mondiale. La ricostruzione topografica e toponomastica viene svolta dalla Comunità di Sant'Egidio e grazie alla collaborazione con gli uffici del Comune di Livorno.

Le stolpersteine installate fino ad ora sono 6: le prime quattro sono state dedicate in particolare ai bambini vittime della Shoah: Franca Baruch e Perla Beniacar, poi Enrico Menasci e suo padre Raffaello che tentò di salvarlo; altre due pietre sono state impiantate nel 2014 e dedicate a Isacco Bayona e Frida Misul, testimoni coraggiosi dell'orrore della Shoah.

Il biglietto di Dino alla figlia

Il biglietto di Dino alla figlia

DINA BONA ATTAL E DINO BUENO: Chi sono le Persone ricordate quest'anno

Dina Bona Attal nasce a Livorno il 1 ottobre 1899. Con il marito Mario Bueno e i figli Dino, Luciano ed Edi, vive in centro, al numero 2 di  via della Coroncina, nei pressi del mercato.

Durante la guerra, con i bombardamenti del '43, la famiglia sfolla a Marlia in provincia di Lucca. Qui, vengono arrestati su delazione insieme ad altri ebrei livornesi, trattenuti a Bagni di Lucca e deportati ad Auschwitz da Milano nel gennaio del '44. Dina viene uccisa all’arrivo, il 2 febbraio, il figlio Dino, poco più che ventenne, in data ignota. A Livorno lasciava la sua amata Neva, una ragazza cristiana di 17 anni e la piccola Dina, di otto mesi, presente oggi al ricordo del padre.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

26 gennaio

ore 10.30:  “Due di noi. Storie di livornesi ebrei deportati” - incontro per le scuole superiori, interviene: Edi Bueno. A seguire: ore 12.00 - Omaggio a Dina e Dino Bueno, presso la loro vecchia abitazione (Mercato centrale, angolo via della Coroncina)

ore 18.00: “Non c'è futuro senza memoria”. Marcia silenziosa in memoria delle vittime della Shoah e della deportazione degli ebrei livornesi (dicembre-gennaio 1944). La marcia partirà d apiazza del Comune e si concluderà alla Sinagoga.

 

Fonte: Ufficio Stampa

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